Una moderna via della seta
(Bruno Giuffredi)
L’insieme delle attività artistiche dell’uomo sono espressione originale della sua mente, delle sue capacità e
della sua vivacità creativa. L’articolato dinamico delle manifestazioni artistiche illustra come l’artista
percepisce il mondo in cui vive, come lo accoglie, lo interpreta o lo rifiuta.
Nella creazione artistica di un periodo storico si trova pienamente la rappresentazione descrittiva
delle istituzioni sociali, della spiritualità e del misticismo presenti in quel tempo e, a prescindere che si voglia
ricavare una lettura descrittiva o cogliere elementi di protesta, musica, pittura, scultura, poesia, letteratura,
cinema e arti grafiche esprimono il valore culturale e la narrazione del loro tempo.
L’arte ha la facoltà di palesare la vera vita di un popolo, di una comunità, di una cultura e
conseguentemente, l’uso sapiente della stessa, attraverso la sua fruizione, l’educazione e ancor più tramite
l’applicazione che la sua frequentazione costante favorisce nella pratica professionalmente, ha il potere di
rinnovare il pensiero umano.
Il significato di Arte deriva da due termini del sanscrito che significano sia ‘muovere’ sia ‘suscitare’ ed è a
questa sua radice, ancor oggi estremamente valida, cui noi dobbiamo riferirci – in qualità di artisti – per
‘muovere’ e ’suscitare’ nel fruitore ed in noi stessi sensazioni, ragionamenti e intuizioni.
Possiamo senza dubbio citare le parole di Gianluca Floris (1964-2022) cantante lirico e scrittore che così
descrive in poche righe la funzione dell’arte.
“L’arte è quindi il paradigma di tutte le espressioni della Cultura del proprio tempo e svolge
anche la funzione di ‘educatore permanente’ di un popolo, dei cittadini. Il cittadino abituato
a fruire di manifestazioni artistiche ha più strumenti per decodificare situazioni complesse,
siano esse pratiche che etiche o morali. Educazione a vedere punti di vista diversi dal
proprio, a dedurre significati da messaggi complessi o contraddittori, ad eseguire uno sforzo
di decodifica di linguaggi e segni organizzati in maniera inusuale. Fruire l’arte è avere la
capacità di vivere altre vite, di osservare e di ascoltare l’altro”.
L’idea di proporre la trascrizione dei tre inni nazionali, eseguendoli in quest’ordine (italiano, russo e
cinese), vuole in qualche modo ripercorrere una ‘moderna via della seta’; un abbraccio alla cultura
euroasiatica che veda nella diversità una risorsa, un arricchimento e una crescita.
Il senso è di evitare con cura che gli interessi finanziari grazie all’agone politico e a una addestrata
informazione trasformino le differenze culturali in pretesti per porre la propria parte geopolitica in posizioni
di potere e sopraffazione, anziché perseguire la libertà per sé e per gli altri.
Ciò che è accaduto in Italia a decorrere da fine febbraio 2022, alla luce di quanto riportato nella prima
parte di questo scritto, lascia sconcertati perché abbiamo assistito a una discriminazione culturale nei
confronti di artisti e letterati appartenenti alla Federazione Russa.
La situazione appare ancor più grottesca poiché non solo si è agito penalizzando personalità della cultura
contemporanea – che hanno per ‘disgrazia’ il destino di dover vivere i tristi tempi moderni – ma sono state
mosse azioni anche avverso figure del passato la cui unica colpa è di aver avuto i natali, per dirla con un
linguaggio attuale presso il nostro Parlamento europeo, nello stato ‘Sponsor del Terrorismo’[sic] (23
novembre 2022).
La vulgata anti russa, infatti, prosegue offrendo alcuni esempi di un pensiero che degenera l’arte
assegnandola a corredo di finalità politiche, economiche e finanziare che non le appartengono,
perseguitando con solerzia chiunque provenga per nascita dai territori stigmatizzati.
Questo livore artistico, nei fatti, si è concretizzato, ad esempio, attraverso l’annullamento di un corso
universitario sullo scrittore filosofo Fëdor Dostoevskij (1821-1881), la cancellazione della rappresentazione di
un balletto del compositore Pëtr Il’ič Ciajkovskij (1840-1893), la rescissione del contratto al direttore
d’orchestra Valery Gergiev, l’esclusione alla partecipazione a un concorso musicale internazionale alle
violiniste Lidia Kocharyan, Anastasia Pentina, Carolina Averina, la soppressione di una mostra al fotografo
Alexander Gronsky.
È incomprensibile come sia stato possibile che un paese come l’Italia, storicamente culla della cultura,
dell’apertura verso gli altri e detentrice del primato per numero di siti UNESCO patrimonio dell’intera
umanità, abbia intrapreso un ostracismo nei confronti di una cultura, quella russa, che tanta positività ha
dato a tutto il mondo.
Poiché noi temiamo che il tragitto discriminatorio avverso la federazione Russa abbia come scopo
precipuo quello di portarci passo dopo passo verso una sinofobia, ossia un sentimento anticinese, che
coinvolga l’intero popolo, la sua cultura e la sua storia, auspichiamo che l’omaggio musicale alla nostra
Nazione, alla Federazione Russa e alla Repubblica Popolare Cinese sia un augurio per la ripresa di ciò che fino
al 2018 era una proficua e nobile collaborazione tra i popoli.