di Luca Rossi – Segretario dell’Associazione Culturale Russia Emilia-Romagna
L’insediamento di Mr. Biden non è avvenuto il 20 Gennaio 2021. In realtà quel che definiamo “Stato Profondo” di cui Biden è espressione totale, ha sempre agito indipendentemente dalle volontà dell’amministrazione presidenziale. Infatti l’ “Era Trump”, lungi dall’essere un periodo di pace e riproposizione dell’isolazionismo, è stata caratterizzata da molteplici tentativi di destabilizzare il continente eurasiatico. Nel Vicino Oriente ricordiamo la rappresaglia militare contro la Siria della notte tra il 13 e il 14 aprile 2018, l’assassinio del Generale Qasem Soleimani nel Gennaio 2019, la firma degli “accordi di Abramo” come nuova riproposizione del progetto egemonico israelo-statunitense in tutta l’area arabo-islamica ed infine l’omicidio mirato nel novembre 2020 dello scienziato, nonché responsabile del programma nucleare iraniano Mohsen Fakhrizadeh-Mahabadi. In Estremo Oriente gli Stati Uniti hanno sostenuto attivamente le manifestazioni contro l’amministrazione di Hong Kong e cancellato diversi trattati sul commercio ed i viaggi, mentre in Europa orientale con la collaborazione della Polonia, dell’Ucraina e dei paesi baltici , hanno tentato di sottrarre la Bielorussia all’Unione Eurasiatica, inscenando l’ennesima “Rivoluzione Colorata” fallendo. Nei confronti della Federazione Russa nulla è cambiato, il presunto avvelenamento del dissidente liberale-nazionalista Aleksej Navalnyj aveva come obiettivo primario il fallimento del raddoppio del gasdotto NordStream2 (in dirittura d’arrivo..) e più in generale una sorta di “Casus belli” per rimettere in moto l’opposizione interna e le quinte colonne occidentaliste presenti nella società russa. Una opposizione che si caratterizza per una discreta disponibilità finanziaria ma una totale assenza di rappresentanza istituzionale. Dal punto di vista ideologico e politico è sostanzialmente duplice: da una parte vi sono le OnG ed i liberali, quindi l’idea di “Open Society” ad ogni livello (annientamento del “patriarcato” e della famiglia tradizionale, immigrazione incontrollata, distruzione delle religioni tradizionali ecc.), dall’altra i nazionalisti etnici (slavi). E’ altrettanto importante notare che la partecipazione pubblica pur essendo spesso esigua, è composta principalmente da ragazzi giovani (spesso immaturi e quindi facilmente condizionabili), il ché dovrebbe rappresentare un campanello d’allarme per le Istituzioni, poiché le future generazioni rischiano seriamente di essere egemonizzate da ideologie estranee al patrimonio grande-russo.
Il piano di smembramento ed annientamento della Federazione Russa ha come trampolino l’Ucraina, un vero e proprio laboratorio nel quale convive felicemente questa duplicità (cosmopoliti neoliberisti ed etnonazionalisti) sotto il cappello della NATO.
Esistono dei programmi pianificati dai centri di potere politico-militare statunitense che proseguono indipendentemente dai governi e dai Presidenti che si susseguono. Possono mutare le modalità e i tempi, ma gli obiettivi permangono, quindi non sono né “democratici” né “repubblicani”. Ciò che sfugge a molti commentatori ed analisti, è il passaggio fondamentale che a breve la Federazione Russa dovrà affrontare, ovverosia la scelta di chiudere definitivamente con il modello liberal-occidentale ed evolvere appieno in una nuova forma politica: un stato plurinazionale conservatore e socialmente avanzato, quindi forte del retaggio sovietico e zarista, oppure soccombere e diventare un supermercato di risorse energetiche, governato da oligarchi senza scrupoli ed in perenne declino demografico (Era Eltsin).
Tale congiuntura coinciderà con probabilmente con la fine del mandato e quindi della missione di Vladimir Putin. Gli USA ne sono al corrente e stanno preparando il loro piano di transizione in accordo con i sudditi europei.