di Luca Rossi
Segretario dell’Associazione Culturale Russia Emilia-Romagna
La conferenza stampa annuale tenuta dal Presidente Putin di ieri è stata caratterizzata da una presa di posizione netta e chiara su diversi temi. Un messaggio inequivocabile nei confronti degli USA, della NATO e dell’Unione Europea. Pur augurandosi collaborazione e risoluzione delle questioni aperte con gli Stati Uniti d’America, il Presidente ha lasciato intendere che la Russia non è disposta ad accettare ricatti né richiami o minacce. A partire dalla questione della corsa agli armamenti, sulla quale ha precisato che sono gli USA ad essersi ritirati dal trattato anti missili balistici (ABM) e che tale atto ha riaperto i giochi. Sul caso “Navalny”, si domanda come mai un dissidente protetto dai servizi di intelligence statunitensi sia stato avvelenato, un personaggio che non costituisce alcun pericolo per la Russia e che quest’ultima non avrebbe ragione alcuna di attentare alla sua vita, in tal senso ha affermato che se qualcuno avrebbe voluto seriamente avvelenarlo, l’avrebbe fatto senza problemi. Tra l’altro all’offerta di collaborazione russa per indagare sulle cause dell’avvelenamento è stata rifiutata proprio dalla Germania, la quale ha posto un blocco sulla trasmissione delle informazioni sul caso.
Ad una domanda di un giornalista della BBC inglese sulla (presunta) aggressività russa all’occidente, all’annessione della Crimea e alla nuova e vecchia “guerra fredda”, non ha esitato a dimostrare – ancora una volta – la falsità e la malafede degli occidentali. Le promesse mancate sulla non-espansione della NATO ad Est dopo lo scioglimento del Patto di Varsavia, l’uscita degli Stati Uniti da tutti gli accordi sulla sicurezza, il trattato sui Cieli Aperti (OsT) e quello Antimissile (Inf), non potevano non provocare una reazione della superpotenza eurasiatica. O forse Mosca avrebbe dovuto permettere ad un Paese aderente all’Alleanza Atlantica di poter sorvolare il territorio russo e trasmettere i dati agli USA?!
Alle questioni relative a conflitti aperti nello spazio ex-sovietico Vlamidir Vladimirovic è stato telegrafico ma altrettanto pungente. Sul territorio di Pridnestrovie (Transnistria) è stato preciso: non sussistono le condizioni per il ritiro delle truppe russe di peacekeeping presenti dal 1992. Non ha mancato di sottolineare la doppia-nazionalità (moldavo-rumena) dell’attuale Presidente (Maia Sandu), lasciando intendere la consapevolezza degli interessi dei “vicini di casa” europei. Altrettanto chiaro sulla Repubblica di Bielorussia, affermando che il processo di riforma costituzionale deve svolgersi senza l’interferenza di potenze straniere. Un monito verso i bellicosi vicini, siano essi polacchi, ucraini o baltici. Sul conflitto militare del Nagorno-Karabakh ha semplicemente confermato il mantenimento dell’attuale status quo della Regione, pur sottolineando che i sette distretti adiacenti al Nagorno debbano essere restituiti all’Azerbaijan. Le parti in causa devono comunque attenersi all’accordo trilaterale firmato. L’obiettivo finale è il raggiungimento della pace nell’intera regione. Ad una domanda posta sul Donbass il ha rilanciato il sostegno alle Repubbliche di Donetsk e Lugansk, evidenziando il mancato rispetto dei protocolli di Minsk da parte del partner ucraino.
In merito al gasdotto NorthStream2 in via di ultimazione ed economicamente vantaggioso per la Germania e l’Europa nel complesso, si attende che la nuova amministrazione statunitense guidata da Joe Biden rispetti gli interessi europei. Il riferimento è alle tensioni recenti generate dalle sanzioni e dal conseguente blocco dei lavori.
Sul fronte interno il Presidente Vladimir Putin non ha mancato di sottolineare i progressi della medicina russa contro il Covid19 e la leadership mondiale nella realizzazione del Vaccino contro il Corona Virus (efficace al 97%) . Ha elogiato la reattività del sistema sanitario nazionale all’insorgere della Pandemia, indicando però l’assenza di una governance mondiale in tale ambito. Nei prossimi 6 mesi si attende un miglioramento complessivo della situazione.
Sulle modifiche costituzionali approvate dall’80% della popolazione russa ed entrate in vigore nel Luglio 2020, il presidente ha affermato che gli emendamenti sono stati adottati nel momento giusto, ovverosia quando la situazione generale è diventata matura. Nello specifico si riferisce alle garanzie sociali sancite nel nuovo Testo, quindi all’aumento dell’indicizzazione della rendita pensionistica (adeguata alla percentuale d’inflazione) e all’imposizione del Salario minimo garantito. Nei suoi principi fondamentali la Costituzione è rimasta invariata.
Relativamente alla contrazione del Prodotto Interno Lordo (PIL) russo che si attesta al 3,6 %, se confrontata con i principali paesi dell’Unione Europea risulta inferiore di almeno 5-6 punti percentuali. Inoltre l’andamento generale dell’economia russa è superiore a quello del sistema economico statunitense.
La riduzione della produzione industriale (-3%) è causata principalmente dal crollo del Prezzo del Petrolio. L’accordo sulla riduzione della produzione totale di petrolio raggiunto dall’Opec+ dell’aprile 2020 ha inevitabilmente inciso su tale dato.
Una conferenza durata 4 ore e mezza a conferma dell’ottimo stato di salute del Presidente della Federazione Russa unita alla formidabile lucidità e competenza nell’affrontare i quesiti posti. La disinformazione occidentale tesa a danneggiare l’immagine di Putin, ha fallito ancora volta.