di Evgeny Utkin | Giornalista ed esperto di economia russa e di questioni energetiche
*Riportiamo questo articolo pubblicato su ABOUT OIL – portale d’informazione di ENI Spa
Le prospettive del gas. Russia, Cina ed Europa
Come sempre, il tema energetico è uno dei principali argomenti al Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo (SPIEF). Ed è chiaro che la Russia venga rappresentata da due aziende leader come Rosneft e Gazprom, intervenute separatamente in diverse sezioni del Forum dedicate all’energia, cui hanno preso parte anche tante altre società russe e straniere, grandi e piccole. Negli ultimi anni la Russia sta cercando con impegno di diminuire il peso degli idrocarburi nel proprio export, e di staccarsi così dalla dipendenza dai prezzi del petrolio, determinanti per la sua economia. Possiamo oggi dire, almeno formalmente, che gli idrocarburi oggi rappresentano meno della metà dell’export, arrivando al 47%; è ancora molto, è vero, ma bisogna tenere conto che questo calo non è facile da ottenere. Le vendite mondiali di gas sono intanto cresciute del 5,5% nel 2016, ripartito tra gas da gasdotti per il 69%, e Gnl per il 31%. “Questo rapporto 70-30 da un po’ di tempo rimane fondamentalmente costante, e non cambierà velocemente in futuro”, ha osservato Alexey Miller, amministratore delegato di Gazprom, alla sezione dedicata allo SPIEF. “Tutti e due, comunque, sono mezzi di trasporto dello stesso prodotto, il metano. Questo rapporto dice che la maggior parte degli acquirenti si trova ad una distanza inferiore a 4000-5000 km dai punti di estrazione. Dall’altra parte, la crescita del Gnl mostra che il mercato del gas sta diventando globale”.
Accanto a Miller sedevano al Forum Seyed Mohammad Hossein Adeli, segretario generale del Gas Exporting Countries Forum (GECF), che ha confermato che il mercato Gnl gioca un ruolo importante, e Sun Xiansheng, segretario generale dell’International Energy Forum (IEF), che ha affermato: “Possiamo vedere che tra tutti i combustibili solo il Gnl è quello che continua ad aumentare”.
Numeri e potenzialità del mercato europeo
“Il #mercato #Ue per noi è il numero uno, siamo lì da quasi 50 anni” Ceo #Gazprom Alexey #Miller
Per Gazprom il mercato principale è da sempre quello europeo. “Questo è il nostro mercato numero uno, siamo lì da quasi 50 anni‘, ha evidenziato Miller. Nel 2016 la crescita del mercato europeo del gas è stata del 6,9%, in particolare, con un aumento dell’import dell’1,5%. Per Gazprom il 2016 è stato l’anno dei record: ha venduto in Europa 179,3 miliardi di metri cubi di gas, il 12,5% di più rispetto al 2015, o, in valori assoluti, 19,9 miliardi di metri cubi di più. E anche per il 2017 l’andamento è da record. “Nei primi 5 mesi abbiamo aumentato ancora di 9,5 miliardi di metri cubi, e questo significa che solo con l’aumento di gas in un anno e 5 mesi abbiamo riempito per metà il Nord Stream-2”, afferma il Ceo di Gazprom.
“La Russia ha dimostrato di essere, da questo punto di vista, uno dei Paesi più affidabili per l’Europa. Nonostante tutte le diverse opinioni che riscontriamo e le discussioni politiche quotidiane tra Russia ed Europa, l’ultimo inverno, che è stato l’inverno più freddo in Europa in 30 anni, non avremmo mai potuto gestirlo senza il gas russo”, afferma Rainer Seele, presidente del Cda e Ceo del colosso energetico austriaco OMV. E Miller continua: “Se la domanda del gas russo continua a crescere allo stesso ritmo registrato negli ultimi 18 mesi, allora sarà necessario anche più di Nord Stream-2 per soddisfare la crescente domanda di gas russo sul mercato europeo”. E, quindi, Miller prosegue spiegando che Nord Stream (e altri progetti che Gazprom sta realizzando) non è affatto un progetto politico: “I gasdotti che stiamo realizzando hanno migliore tecnologia e sicurezza, sono i più moderni al mondo, la loro pressione interna è di 120 atmosfere, rispetto a quelli più vecchi con 55 o 75 atmosfere”. Questo significa anche avere più efficienza e costi minori, perché “l’efficienza dei nuovi gasdotti è tre volte più alta rispetto a quelli da 75, e 6 volte più alta rispetto quelle da 55 atmosfere. E Yamal, principale giacimento russo via Nord Stream, è posizionato praticamente in linea retta e la distanza da coprire è 2000 km più corta che passando per l’Ucraina. In questo modo, se noi portassimo 30 miliardi di metri cubi di gas per 25 anni via Nord Stream, risparmieremmo 43 miliardi di dollari, rispetto alla strada ucraina”. Ed ancora, “portando il gas via Nord Stream, risparmiamo 9 milioni di tonnellate di CO2 all’anno”. Questo, dunque, si tradurrebbe in un maggiore risparmio per Gazprom e in una maggiore sicurezza per l’Europa. “Di gran lunga il maggiore investitore nella sicurezza infrastrutturale d’Europa è Gazprom. Questo progetto merita il pieno sostegno dei rispettivi governi nazionali e dovrebbe anche ottenere il sostegno da parte di Bruxelles”, dice di Nord Stream-2 Rainer Seele. “Alcune persone a Bruxelles ritengono che la diversificazione delle fonti da sola porti a fornire sicurezza: questo non funziona. L’elemento importante qui è una combinazione di accesso affidabile a risorse affidabili e logistica affidabile di transito, e non alcuni interessi nazionalistici di persone che abusano di gas per la propria politica nazionale”, continua il Ceo di OMV. “Se si parla di sicurezza, dobbiamo parlare di infrastrutture. L’unica cosa che manca per rendere il mercato europeo un mercato veramente completo e indipendente, un mercato flessibile, è un’infrastruttura adeguata”, afferma pure Mario Mehren. Ecco dunque perché Nord Stream 2, ed ecco perché Turkish Stream, per il quale i lavori di posa sottomarina sono iniziati il 7 maggio.
Per Gazprom il mercato principale è da sempre quello europeo. “Questo è il nostro mercato numero uno, siamo lì da quasi 50 anni”, ha evidenziato l’ad del colosso energetico russo Alexey Miller
Cina, un mondo in crescita e con prospettive
Un altro mercato importante per la Russia diventa poi la Cina. “Questo è il mercato più dinamico, più in crescita, e con più prospettive”, dichiara Miller. Nel 2016 il mercato di gas cinese è cresciuto in effetti del 7%, arrivando a 205,8 miliardi mc. Come in Europa, la produzione propria non copre il fabbisogno, e quindi l’import di gas è salito del 22%. La composizione del gas che acquista la Cina è “circa per la metà composta da gas da gasdotti, e per metà da Gnl”, ma “il contratto con Gazprom per la fornitura di 38 miliardi di mc di gas all’anno cambia questa situazione”, dice Miller. Ma l’elemento più importante è che la Cina aumenta la quota del gas nel proprio bilancio energetico. Adesso tale quota tocca soltanto il 6%, ma nel prossimi 5 anni vorrebbe aumentarla dall’8,3 al 10%; quindi, in pochi anni, la Cina consumerà 300 miliardi di metri cubi all’anno. E i progetti russi in Cina non si limitano al gasdotto “Forza della Siberia‘, ma anche a stoccaggi di gas e centrali elettriche a ciclo combinato. Come ha detto Seyed Mohammad Hossein Adeli, “serve una partnership duratura per garantire la sicurezza dell’offerta e della domanda e questo si basa su una sorta di stabilità che potrebbe essere garantita da contratti a lungo termine collegati al prezzo del petrolio”. Una frase che piace, naturalmente, a Miller. “Dobbiamo parlare di più dell’obiettivo reale della politica energetica e questo obiettivo, a mio avviso, può essere solo la riduzione dei costi, l’efficienza e una più rapida riduzione delle emissioni di gas serra. Lasciate che il mercato decida, lasciate che la tecnologia decida. E vedrete che il gas ha trovato il posto giusto in quel mercato”, ha dichiarato Mario Mehren, Ceo di Wintershall Holding. L’era del picco di consumi di gas non è ancora arrivata, e arriverà, probabilmente, solo dopo il 2050.